E' una piccola chiesa dalle forme architettoniche armoniose che si trova sulla vecchia strada comunale fra Gottolengo e Solaro ed è dedicata alla natività di Maria.
Si può definire anche “ Santuario”in quanto è stata edificata in seguito ad un fatto miracoloso avvenuto nel 1653.
Un cieco, passando davanti alla santella che si trovava in quel luogo sul ciglio della strada la toccò, pregò la Madonna chiedendo la grazia di ottenere la
vista e subito venne esaudito.
Giunto in paese raccontò l'accaduto e rinvigorì la fede nella gente già devota così che, alcuni mesi dopo, sotto la guida del prevosto Don Carlo Zanardini
veniva costruita una piccola chiesa in un terreno vicino, acquistato e donato alla parrocchia dal reverendo Girolamo Gozio.
Il terreno si trovava in una specie di avvallamento tra zone circostanti più alte in modo da essere configurato come una scodella da cui il nome di”S. Maria
in scutella” poi diventato “ in scodella” ed infine “ in cidella” per le trasformazioni della lingua.
Fra le varie ipotesi riguardanti l'origine del nome non è da trascurare il fatto che il terreno acquistato per farvi costruire la primitiva chiesetta si
trovava, allora, in Contrada denominata” Cidella “, come appare in diversi scritti.
La devozione della popolazione aumentò a tal punto che nel 1682 il prevosto Don Giuseppe Alberini raccolse elemosine per la costruzione di un santuario più grande e fece trasportare all'interno l'immagine situata nella citata santella.
La facciata presenta un portale rifinito in marmo ed è abbellita da un bel rosone con vetri colorati.
Ai lati due finestrelle cieche con i segni, molto sbiaditi, di possibili affreschi.
Più in basso due finestrelle con inferriate che servivano ai fedeli per poter vedere l'immagine sopra l'altare anche grazie a due panchine in pietra che
favorivano momenti di preghiera e di sosta.
Ora queste due panchine non ci sono più.
Fino al 1960 copriva parte della facciata un bel portico a tre arcate, rovinato successivamente da un grosso camion per cui venne completamente tolto e,
purtroppo, mai più rifatto.
Oltre che costituire un elemento architettonico che completava l'insieme armonico della costruzione, era un riparo per i passanti che spesso transitavano a
piedi o in bicicletta ed erano sorpresi dalla pioggia o da altre intemperie.
Di fianco alla sacrestia,verso il paese, sorge un elegante campanile con due campane in bronzo che recano le effigi di S. Anna, S. Agnese e S. Agata: il
loro suono ha un timbro inconfondibile.
All'interno il basamento dell'altare è ornato di fregi e piccole statue: ai lati quelle di S. Pietro e di S. Giovanni Battista, al centro quella della
Madonna che appare inserita in epoca successiva.
Il soffitto del presbiterio è un finto neoclassico a cassettoni dipinto dal pittore Milzani Pietro di Gottolengo.
Ai lati, verso l'alto, due angeli reggilampade non particolarmente eleganti, a dire il vero.
Nella sacrestia si trovano semplici mobili antichi per oggetti e paramenti religiosi.
E' anche custodito un quadro con epigrafe su tela per ricordare un fatto che conferma la fede del popolo gottolenghese nella sua Madonna.
L'epigrafe recita:” Essendo arsa la campagna e mancando ai molini l'acqua, che a ricordo d'uomini mai si provò, ricorse questo pubblico ad implorare da
questa devota immagine della Madonna d'Incidella con messa solenne, la pioggia si ottenne abbondantissima il 4 luglio 1744.
Adiacente la sacrestia e separata da uno stretto corridoio, è stata costruita un'abitazione a tre piani.
A pianterreno una cucina ed una stanzetta di fianco alla sacrestia che, quindi , era più piccola dell’attuale.
Al primo piano tre camere ed al secondo una soffitta bassa mai utilizzata.
Dove adesso c'è un ampio portico, verso nord, vi era una piccola stalla per poche mucche ed il cavallo; era sormontata da un fienile.
L'acqua era garantita da un pozzo situato vicino alla porta d'uscita verso il cortile circondato da un muretto.
In questo spazio chiuso si trovavano: la concimaia con il gabinetto, l'aia per i pochi attrezzi agricoli, alcuni animali da allevamento ed un orto recintato
da un rete con cancello; tutti elementi caratteristici di una fattoria di campagna.
Sopra la porta di ingresso, verso il paese, faceva ombra un bel pergolato di uva fragola.
In riva al fosso che scorreva verso il Redone erano sistemati grossi alberi di noce e di frutti vari.
Dal 1954 vi ha abitato il sig. Facchi Guido con la moglie Emma ed i tre figli: Maria, Giambattista ed Anna.
Il prevosto di allora, Don Pietro Merigo, gli aveva concesso l'affitto in cambio di £ 35.000 all'anno più la verdura da consegnare regolarmente alla sua
perpetua Maria.
In cambio la famiglia Facchi assicurava la custodia della chiesa e la pulizia dei luoghi, particolarmente in occasione della novena e della festa che si
celebra l'8 settembre di ogni anno.
Durante il periodo dell'allevamento dei bachi da seta, i cannicci venivano messi in una delle camere mentre il gelso era depositato in sacrestia.
Dopo la morte del sig. Guido, la moglie Emma è rimasta lì qualche anno con i figli, poi si è trasferita in paese.
Don Giuseppe Bettoni ha iniziato allora numerosi lavori di ristrutturazione anche per adattare certi locali a sale per le riunioni occupate più
frequentemente delle Comunità Neocatecumenali che hanno finanziato gli interventi.
Il muretto del cortile è stato innalzato per garantire una maggiore riservatezza e sul lato a nord è stata costruita una bella nicchia che custodisce un
mosaico raffigurante la Madonna con il Bambino.
E' stato commissionato al prete-artista Don Lino Trombini dalla nostra compaesana Giuseppina Bertoletti per dedicarlo al marito Pierino Lucini.