Nel 758, presso Leno, Re Desiderio, ultimo re longobardo dette inizio alla costruzione di un' importante abbazzia benedettina, dotandola poi di ampi benefici e possedimenti. Il territorio dell'attuale comune e parrocchiale di Gottolengo, che si estende per 30 Km circa sulle sponde del corso d’acqua Redone (nome romano Rhaudione, appellativo ereditato dai Rhaudi, per i quali passava e scorre tuttora) apparteneva nel medioevo alla Badia Benedettina Leonese.
La dipendenza dalla Badia fu per vari secoli di grande vantaggio a Gottolengo, che usufruì del soffio benefico del rinnovamneto agricolo apportato dai benedettini. Il passaggio dall'abbazia al Vescovato avvenne in seguito alla grave crisi che investì il monastero lenese nella seconda metà del XV secolo, ridotto a non aver più monaci in numero adeguato per i bisogni religiosi.
Da allora la responsabilità del servizio religioso tornò al Vescovo e la parrocchia divenne prepositura di S. Pietro di Gottolengo conquistando la sua autonomia civile e religiosa.
All’epoca la parrocchiale di Gottolengo era di dimensioni modeste e malandata, perciò il 13 novembre 1746 con la posa della prima pietra per mano del Prevosto Alberini Don Giovanni Battista iniziava la costruzione della nuova parrocchiale.
Il proseguimento ed il collaudo del nuovo Tempio era però riservato al Prevosto immediato successore Breda Don Omobono, che il 10 Febbraio 1765 aveva la compiacenza di vedere benedetto il nuovo e magnifico monumento dedicato ai Santi Pietro e Paolo.
La Consacrazione avvenne ad opera del vescovo Giovanni Nani il 10 novembre 1778.
Due lapidi infisse sui sovrapporta dei portalini del coro danno conto delle date di costruzione, erezione, completamento e consacrazione della Chiesa.
La morte sopravvenuta impediva purtroppo al prevosto Breda di sovraintendere alla decorazione della nuova chiesa, che fu opera del suo successore, il dr. Don Giovanni Battista Carleschi, il quale fu patrocinatore sensibile nel commissionare ad un artista di grande fama quale il veronese Cignaroli, tele di grande valore.
Il progetto fu dell’architetto Domenico Prandini di Calvisano. Il disegno presentato in Cancelleria Vescovile il 4 Maggio 1746 manifesta la mano dell’Abate Giovan Battista Marchetti.
La tradizione vuole che tra la costruzione delle fondazioni e l’inizio della muratura vera e propria passarono tredici anni, in modo da permettere, data la qualità del terreno, un assestamento adeguato.
L’opera dovette essere assai maestosa per i tempi come venne anche sottolineato dal Vescovo Gabrio Maria Nava nella su visita del Maggio 1808.
La maestria dei costruttori si nota nei volti che non hanno tiranti (soffitto), essendo la spinta degli stessi assorbita da particolari costruttivi posti nelle fondazioni sul tetto.
La facciata è divisa in due ordini, sul primo marcapiano presenta due statue dedicate agli apostoli S.S. Pietro e Paolo, mentre in sommità del timpano si eleva la statua del Cristo Risorto.
La porta principale si apre sul sagrato in marmo Botticino e all’ampia gradinata che si collega all’antistante via Garibaldi.
Entrando dalla porta principale e facendo un giro antiorario, si incontrano pregevoli altari marmorei opere di Domenico Carboni da Brescia.
Il primo altare porta una tela rappresentante la DEPOSIZIONE, opera di Sante Cattaneo con raffigurati San Carlo, San Fermo e l’Addolorata.
Nel secondo altare vi è la statua della MADONNA DEL ROSARIO recante in braccio il Bambino Gesù. Il terzo altare porta una tela raffigurante “LA VERA CROCE ADORATA DAI S.S. COSTANZO, AGNESE, PRISCA, EUROSIA ED ELENA”.
L’altare maggiore sovrastato dalla pala più prestigiosa della parrocchia, opera eseguita nel 1770 da Pietro Cignaroli raffigurante LA VERGINA CON S. PIETRO. Prendendo il lato sinistro, subito incontriamo l’altare del CROCIFISSO, con una statua lignea a dimensioni naturali, posti ai lati del timpano ammiriamo due splendidi putti che reggono gli strumenti della Passione.
Il sesto altare è un bellissimo dipinto di Sante Cattaneo raffigurante L’ultima Cena. L’ultimo altare, il settimo, anch’esso sovrastato da un dipinto dedicato alla MADONNA DEL CARMINE ed ai Santi Antonio da Padova e Luigi Gonzaga.
Da non dimenticare sono le pregevoli Via Crucis, opera anch’esse di Sante Cattaneo.Terminato il giro perimetrale della Chiesa, trovandoci ancora al punto di partenza, cioè davanti all’ingresso principale, alzando gli occhi al soffitto ci appare il primo affresco, “LA LIBERAZIONE DAL CARCERE DI S. PIETRO”, eseguita dal pittore Galizzi di Bergamo, seguita dal maestoso tondo rappresentante “LA CONVERSIONE DEI FEDELI NELLE VARIE PARTI DEL MONDO”, opera come le decorazioni del gottolenghese Franzoni.Il terzo affresco portandoci con lo sguardo verso il fondo della chiesa è ancora un affresco del Galizzi di Bergamo con “LA CONSEGNA DEL PRIMATO DI SAN PIETRO”.Per terminare volgendo lo sguardo nel catino absidale osserviamo il “MARTIRIO DI SAN PIETRO” realizzato dal Franzoni.
Di rilievo è pure il tondo dipinto nel soffitto della sacrestia “CADUTA DI SIMON MAGO” eseguita da Pietro Scalvini nel 1784 e i due tondi in chiaro scuro del Teosa di Chiari rappresentanti la MANSUETUDINE e la FORTEZZA. Degno di nota è pure l’organo collocato nel 1862, realizzato dal Bergamasco Serassi e la bussola lignea della porta principale di Rodolfo Vantini da Brescia. Da ricordare anche il coro pure in legno di noce che richiama con le sue particolarità gli ammirabili confessionali.